PORTO DI MARE

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di Livio Romano

Livio Romano, scrittore italiano, Dottore di ricerca in Italianistica. Giornalista Dirige corsi di scrittura creativa e insegna in un CPIA. Ha esordito alla fine degli anni '90 con racconti pubblicati nell'antologia Sporco al sole. Nel 2000 ha pubblicato il saggio Da dove vengono le storie e il racconto "Professionale" nell'antologia Disertori. Nel 2001 ha pubblicato la raccolta di racconti Mistandivò per Einaudi. L'opera è stata accolta positivamente dalla critica per il suo particolare "gioco linguistico". Mistandivò è stato adattato in un cortometraggio intitolato Sale dal regista Edoardo Winspeare, presentato alla Biennale di Venezia nel 2003.L'opera è stata adottata dal Dipartimento di italianistica della Harvard University. Nel 2002 ha pubblicato il romanzo Porto di mare, vincitore del premio «Il Delfino» Città di Pisa. Nel 2005 ha pubblicato il reportage Dove non suonano più i fucili sulla Bosnia del dopoguerra.Nel 2007 ha pubblicato il romanzo Niente da ridere, definito dallo stesso autore come "romanzo realista e minimalista". Ha curato per Radio Rai 3 l'inchiesta Diario elementare e il radiodramma Il fascino mite delle travi di legno con sax tenore. Nel 2011 ha pubblicato il romanzo Il mare perché corre. Nel 2012 ha pubblicato Diario elementare, un pamphlet satirico sulla scuola elementare.Nel 2016 ha pubblicato il romanzo Per troppa luce, definito dallo stesso autore come "una commedia grottesca". Ha pubblicato racconti in diverse antologie e articoli su varie testate, tra cui L'Unità, la Repubblica, Linus, Ulisse, il Corriere della Sera, Vibrisse, Nazione indiana, l’Immaginazione e Nuova ecologia.

 

Il cuore pulsante di Porto di mare è una battaglia senza tempo: quella tra la tutela dell’ambiente e l’aggressione della speculazione edilizia. Ambientato a Serra Cicora, in Salento, il libro racconta con passione e profondità la lotta di un gruppo di ambientalisti, naturalisti ed ex militanti di sinistra che si oppongono a un progetto devastante: la costruzione di un porto turistico su una costa incontaminata, nei pressi dell’area protetta di Portoselvaggio. Una battaglia che diventa il simbolo della resistenza contro un modello economico che sacrifica la natura sull’altare del profitto.

Livio Romano, con la sua penna tagliente, ci porta dentro questa storia vera e attualissima, intrecciando il racconto con una critica feroce alla burocrazia, alla privatizzazione della pubblica amministrazione e al cosiddetto “pensiero meridiano”. Serra Cicora diventa così il campo di battaglia per un conflitto più grande: da un lato, gli interessi economici che puntano a cementificare; dall’altro, la popolazione locale che si mobilita per difendere l’ultimo “pezzetto di natura superstite”.

Romano non si limita a raccontare i fatti: con ironia e disincanto dipinge un affresco vivido e antieroico dei protagonisti del comitato ambientalista. C’è Teresa “segno di terra”, Valeria e il suo “zito”, Oronzino il democristiano disilluso, Timeo, Carmelo, Pantaleo e il bizzarro Jarry Condottiero. Personaggi che, con la loro umanità, ridono e combattono, trasformando una vicenda drammatica in una narrazione ricca di sfumature, a tratti persino comica.

Ma è proprio attraverso questa ironia che Romano rivela la sua critica disillusa al Sud, alla sinistra istituzionale complice degli speculatori, e persino alla retorica che spesso ammanta le battaglie ambientali. La Sacra Corona Unita, per esempio, è tratteggiata come una “parodia della mafia”, mentre il sicario che uccise Renata Fonte, simbolo della lotta contro la cementificazione, viene descritto con un’indulgenza che spiazza, ma invita alla riflessione.

Questo reportage narrativo sfida i confini tra giornalismo e letteratura, fondendo analisi sociale, cultura e antropologia con il coinvolgimento personale dell’autore. Romano, pur dichiarandosi “cane sciolto” della sinistra, trasforma la sua scrittura in un romanzo-reportage che colpisce per originalità e autenticità, creando una forma ibrida che seduce il lettore.

In Porto di mare, la battaglia per Serra Cicora diventa una metafora potente della lotta per il futuro del Sud Italia: un territorio che deve scegliere se cedere alla speculazione o rivendicare i suoi valori ambientali e culturali. I protagonisti incarnano diverse anime della società salentina e italiana, dal cittadino impegnato al giovane intellettuale critico, fino alle vittime della criminalità organizzata.

Con uno stile brillante e uno sguardo acuto, Porto di mare non è solo una denuncia, ma anche un inno alla resistenza. Consigliato a chi vuole immergersi nella realtà del Salento e riflettere sulle sfide del nostro tempo, questo libro ci ricorda che difendere l’ambiente significa, prima di tutto, proteggere la nostra identità.

Un libro che lascia il segno. Buona lettura!

 

Vincenzo Candido Renna

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